Le voci di cinque donne italiane deportate politiche nel campo di concentramento nazista di Ravensbrück sono riemerse alcuni anni fa dall’archivio sonoro della storica Anna Maria Bruzzone, recuperato e digitalizzato dall’Università di Siena e conservato nella sede di Arezzo.
Ora quelle voci – di Bianca Paganini Mori, Livia Borsi Rossi, Lidia Beccaria Rolfi, Lina e Nella Baroncini, intervistate da Anna Maria Bruzzone nel 1976 – potrebbero unirsi, in una raccolta multilingue online, a quelle di altre sopravvissute nello stesso lager per sole donne provenienti da ogni angolo d’Europa: Polonia, Unione Sovietica, Germania, Austria, Belgio, Paesi Bassi, Francia, Spagna, Ungheria e Jugoslavia.
Il progetto “Voices from Ravensbrück” sarà presentato nei prossimi giorni dalla professoressa Silvia Calamai, docente di Linguistica e Sociolinguistica presso il dipartimento di Filologia e critica delle letterature antiche e moderne (Dfclam) dell’Ateneo, in due eventi internazionali: mercoledì 23 novembre a Gerusalemme, allo Yad Vashem nel workshop “Challenges in presenting Holocaust resources in the digital age”, e il 2 dicembre al Clarin Café. A quest’ultimo evento, organizzato dall’infrastruttura europea delle risorse linguistiche per le scienze umane e sociali (Clarin-Common Language Resources and Technology Infrastructure), interverranno anche le docenti Alessandra Carbone del Dfclam e Yulija Chernyshova dell’Università di Kiev, visiting professor ad Arezzo.
Per quanto riguarda il lavoro italiano condotto dall’Università di Siena, sono 14 i nastri delle interviste alle cinque italiane sopravvissute (confluite nel volume edito da Einaudi nel 1978 “Le donne di Ravensbrück”), per oltre 1100 minuti di registrazione, documenti dal valore inestimabile, donati all’Ateneo da Paola Chiama, nipote di Anna Maria Bruzzone. Dopo la digitalizzazione sono ora conservati nella sezione Archivi della sede di Arezzo della Biblioteca umanistica.